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Inside Jazz Quartet

Inside Jazz Quartet

Four By Four
Inside Jazz Quartet - Massimo Colombo

FOUR BY FOUR è un omaggio dei musicisti dell'INSIDE JAZZ QUARTET ad alcuni fra i più importanti e signi cativi compositori jazz del Novecento: DAVE HOLLAND, BILLY STRAYHORN, CHARLES MINGUS e KENNY WHEELER.

Ognuno dei componenti del quartetto ha selezionato due brani dei compositori scelti ed ha scritto un brano dedicato ed ispirato allo stile degli autori.
Il confronto tra autori che possiamo oramai de nire classici e altri contemporanei rappresenta un interesse più che mai vivo per chi si occupa di jazz. L'evoluzione del linguaggio è a volte bizzarra e non lineare tanto che l'elaborazione di materiali più o meno datati riserva molte sorprese che portano a chiedersi se l'utilizzo del termine evoluzione sia utile per una lettura di un fenomeno musicale così complesso ed articolato.

Il senso di questo lavoro è proprio quello di approfondire e con- frontare autori, scelti di volta in volta, per poi elaborare in seguito un linguaggio che diventi nostro, personale, senza presupposti stilistici speci ci, scaturito da anni di collaborazione, di concerti dal vivo e dal divertimento nel suonare la musica che i vecchi vinili ci hanno insegnato ad amare.

INSIDE JAZZ QUARTET 

Tino Tracanna: tenor and soprano sax

Massimo Colombo : piano, Fender Rhodes

Attilio Zanchi: double bass

Tommaso Bradascio: drums

 

Musicisti di fama internazionale, ciascuno dei quali con un curriculum d’eccezione, si cimentano in un nuovo quartetto creato e voluto fortemente dai quattro jazzisti, appassionati come non mai da questa musica così viscerale, creativa e sempre imprevedibile.

Questo quartetto abolisce il tradizionale concetto di leader e sideman e favorisce il contributo dei singoli membri in modo equiparato. Essi interagiscono tra loro in un interplay naturale e fluido, con scambi di frasi ritmiche e armoniche che si ripetono e si inseguono l’una con l’altra. Tutto questo in un comune sentire che abbraccia la forza del jazz in un’unica strada.

 Portraits è un progetto basato sulla ricerca di brani non usuali di autori significativi nella storia del jazz. In questo primo capitolo Inside Jazz Quartet interpreta Thelonious Monk, Wayne Shorter, Jusef Lateef, Steve Swallow e Carla Bley.

Writing songs ia a little like making babies; you hope they’ll have a good life once they’re on their own, out in the real world.

It’s very gratifyng to find my tunes treated with such care and respect by the Inside Jazz Quartet. They’ve cleary paid careful attention to what I wrote, but they’ve also brought to this music fresh insight, and a perspective I couldn’t have imagined myself. Who could ask for more?

Best Wishes, Steve Swallow

Recensioni

 

 Jazz Convention – Flavio Caprera

 Four by Four  (Abeat Records 2017) 

Inside Jazz Quartet, gruppo formato da quattro dei maggiori esponenti del jazz italiano ha realizzato un disco di forte presa, ottimamente suonato e conciliante con l'idea che si ha di "buona musica". Essi hanno voluto rendere omaggio a quattro compositori di cui due di un recente passato come Charles Mingus e Billy Strayhorn, e gli altri due molto più vicini a noi come Dave Holland e il compianto Kenny Wheeler. Ogni singolo musicista ha scelto due brani per compositore e scritto un pezzo originale che rievoca le gesta musicali dei quattro fuoriclasse. Il risultato è un disco diretto, che va al sodo della musica e reinterpreta in maniera semplice, appassionata e di profonda sensibilità temi come Foxy Trot di Wheeler, Remember Rockfeller at Attica di Mingus, oppure l'arioso Pass It On di Holland e il sofisticato Isfahan di Strayhorn. Chiaramente, la semplicità esecutiva e il trasporto emotivo sono direttamente proporzionali alle capacità di quattro musicisti la cui bravura travalica, con pieno diritto, i confini nostrani. 

 

Roma in jazz - Fabrizio Ceccarelli - giugno 2017

Four by Four  (Abeat Records 2017) 

Ah! Senz’altro fra il miglior jazz che si possa ricordare quello dell’omaggio del Quartetto : Kenny Wheeler, Charlie Mingus, Dave Holland, Billy Strayhorn, e poi composizioni originali in linea con quanto differito dai Maestri in un periodo storico in cui le Blue Notes hanno dato forse il massimo dal punto di vista espressivo e creativo. “Ognuno dei componenti ha selezionato due songs dei compositori scelti ed ha scritto un brano dedicato ed ispirato allo stile degli stessi”, sottolinea il comunicato stampa della Casa Discografica. C’è da dire che i quattro non paiono accontentarsi della propria bravura né di linguaggi codificati né di clichés solitamente difficili da evitare quando si suona un jazz come questo. Nel caso di Tino Tracanna, gettati gli orpelli degli standards e tenuti in vita gli entusiasmi del bop, s’intuisce passione e giusta aggressività, quella  dovizia d’estro solistico che per definizione compete ad un sassofonista nell’ambito di un ensemble in quattro (“Shatter”, “Remember Rockfeller at Attica”), nel quale Massimo Colombo ha modo di estendere la propria fluente ed attenta tensione pianistica (“Mingusiana”) tenuta in ordine da una ritmica carica di tensioni moderniste (Attilo Zanchi al contrabbasso e Tommy Bradascio alla batteria). Se da una parte i Soli sono rigorosi e non prestano il fianco a facili compiacimenti, dall’altra le forti personalità dei quattro talora corrono il rischio di dar vita ad un numero forse eccessivo  di caratteri espressivi diversi ed impulsivi…ma del resto questo è lo spirito che anima l’album e che piace così, spontaneo e privo di calligrafie, animoso e sovrabbondante, privo di contorni manierati e senza falsi modelli di precisione stilistica. Anche questo, e soprattutto questo, è Jazz.

 

FDS - Francesco Peluso (maggio 2014)

Portraits (Abeat 2013) 

Tino Tracanna al sassofono tenore e soprano, Massimo Colombo al pianoforte e Fender Rhodes, Attilio Zanchi al contrabbasso e Tommaso Bradascio alla batteria sono i quattro protagonisti di questa interessante produzione Abeat Records che li accomuna sotto la denominazione “Inside Jazz Quartet”. Musicisti di caratura internazionale, cresciuti negli anni attraverso un invidiabile bagaglio di collaborazioni e dischi a proprio nome, Tracanna, Colombo, Zanchi e Bradascio si propongono in questo “Portraits” con una coerente scelta stilistica che li vede assoluti comprimari di un progetto dall’ariosa visione musicale. Il lavoro, nel ripercorrere composizioni di Steve Swallow, Wayne Shorter, Thelonious Monk, Carla Bley e Jusef Lateef, non inciampa in uno scontato tributo ai maestri citati, bensì intende porre all’attenzione del grande pubblico la personale e contemporanea rivisitazione di alcune accattivanti e inusuali pagine del jazz del ‘900, nel fluire di una sequenza di dodici tracce dalla coesa intensità formale. In tal senso, dalla ciondolante ritmica espressa nella iniziale “Remember” di Swallow alle tenui coloriture musicali sfoggiate nella conclusiva e intimistica “Penelope” di Shorter, l’album scivola via in un serrato dialogo di gruppo che esalta (senza alcun dubbio) sia le doti tecniche dei quattro talentuosi jazzisti “made in Italy”, che la significativa empatia nel dichiarare la loro ammirazione per la musica d’oltreoceano. Nel manifestarsi del modern mainstream di “Aung San SuuKyi” ancora a firma di Shorter, la struggente bellezza tipicamente ballad di “Ask Me Now” del geniale Monk e la carezzevole suadenza di “Morning” di Lateef s’intuisce il senso del fraseggio linguistico d’assieme, in un reciproco ascoltarsi che dà vita a un interplay in cui il puro virtuosismo non travalica la comune e condivisa visione jazzistica, realizzata con un procedere d’insieme che esalta il quadro sonico collettivo e non esclusivamente i primi piani solistici.

 

Jazzit - Luciano Vanni (maggio 2014)

Portraits (Abeat 2013)

Dietro alla sigla Inside Jazz Quartet si celano il sassofonista Tino Tracanna, il pianista Massimo Colombo (in questa circostanza anche al Fender Rhodes), il contrabbassista Attilio Zanchi e il batterista Tommaso Bradascio, quattro solisti che si sono dati appuntamento per celebrare la memoria di Wayne Shorter, Thelonious Monk, Steve Swallow, Carla Bley e Yusef Lateef. Non c’è spazio per musica da repertorio, prevalendo uno sguardo, autentico, fresco, ispirato e originale. Viene alla luce una session che garantisce nuova forza e freschezza melodica a ciascun spartito.

 

 Jazzconvention - Fabio Ciminiera (giugno 2014)

Portraits (Abeat 2013)

Il titolo del disco e la denominazione del quartetto vengono spiegati dai dodici brani presenti nel disco. Nella maggior parte dei casi si tratta infatti di composizioni scritte da cinque grandi maestri del jazz di tutti i tempi - Thelonious Monk, Yusef Lateef, Wayne Shorter, Carla Bley e Steve Swallow, in ordine anagrafico - e dedicate, in massima parte, a persone, pubbliche e private. Si parte quindi dall'interno del mondo jazzistico per tratteggiare dei ritratti: a dare vita a questa operazione sono quattro personalità importanti del jazz italiano come Tino Tracanna, Massimo Colombo, Attilio Zanchi e Tommaso Bradascio in un lavoro abile nel mettere in evidenza le diverse prospettive presenti all'interno del linguaggio del jazz. La scelta ricade su brani come Ask me now e Evidence di Monk, Morning di Lateef, Aung San Suu Kyi, Prince of Darkness e Penelope di Shorter, Ida Lupino di Carla Bley, Remember, Let's Eat e Muddy in the Bank di Steve Swallow ai quali si aggiungono un paio di originali quali Yangon, firmato da Massimo Colombo e la collettiva e atmosferica Alba che va a porsi come apertura di Morning. La scelta, in qualche modo, è quella del ripensamento del mood tipico dei compositori per offrire una riflessione che parte dalla scrittura originale per proporre un punto di vista personale. Si riconosce sempre la pronuncia sicura di Tracanna, il suo modo articolato, pensante e fluido, di porgere le frasi e, allo stesso tempo, si individua in maniera immediata la scrittura di un maestro come Shorter, per fare l'esempio sui sassofonisti. Lo stesso avviene negli altri casi. Il quartetto disegna in maniera oculata e non costrittiva le coordinate all'interno delle quali si muove: una lettura che si pone consapevolmente entro i canoni del jazz senza dimenticare il proprio stile o quello dei musicisti presi in considerazione, una scelta di sonorità morbide, resa ancora più esplicita dall'alternanza tra pianoforte e Fender Rhodes. Con Portraits, Tracanna, Colombo, Zanchi e Bradascio danno vita a un lavoro vario proprio perché tiene conto e si dirige senza cerebralismi verso le diverse prospettive che il linguaggio del jazz ha presentato e offerto nel corso degli ultimi sessant'anni, se prendiamo come "ora zero", in questo caso, le composizioni monkiane. Il disco rivela l'intenzione di far passare quest'analisi attraverso il suonare e non per mezzo di una progettazione calata dall'alto o dimostrativa: naturalmente, però, di analisi si tratta, concepita passo dopo passo con attenzione per disegnare in modo efficace e sempre equilibrato le varie atmosfere dei brani.

 

All.about.jazz - Neri Pollastri  (luglio 2014)

Portraits (Abeat 2013)

Un quartetto paritetico composto da musicisti di esperienza e riconosciuto valore mette in scena brani di alcuni dei più importanti protagonisti del jazz moderno quali sono Steve Swallow e Wayne Shorter, Thelonious Monk e Carla Bley, per arrivare fino a Yusef Lateef.

Non c'è invero nulla di "rivoluzionario," né di particolarmente "innovativo" nell'album, così come nel progetto, ma "solo", e scusate se è poco, l'idea di entrare a modo proprio, ancorché con il massimo rispetto, dentro alcune composizioni di Maestri che è doveroso omaggiare se si è appassionati di questa musica. Composizioni, oltretutto, perlopiù poco frequentate, come nel caso di quelle di Swallow, un po' trascurato come compositore ("Remember," "Let's Eat" e "Muddy in the Bank"), o di Shorter (la splendida "Aung San Suu Kyi," "Prince of Darkness" e "Penelope," le prime due con Tino Tracanna scintillante al soprano).

Ma le perle del CD sono forse una trasformata (e poco monkiana) "Evidence," una rilassata ed espressiva "Morning" di Lateef nella quale Tracanna dà un saggio della sua maestria al tenore, Massimo Colombo prende un solo tra piano e Fender e Attilio Zanchi attraversa l'intero brano sostenendolo con il tema dettato dal contrabbasso e la classica "Ida Lupino" della Bley, sempre splendida ma non per questo facile da interpretare senza cadere nel cliché.

A completare l'ottimo CD, una brevissima composizione di Colombo, "Yangon," e una poco più lunga improvvisazione di gruppo, "Alba," forse dedicata alla nascita del quartetto.

Le esecuzioni dei brani sono perfette, le interpretazioni magistrali, l'album assolutamente godibile, a dimostrare che è possibile sfornare eccellenza anche con "semplice" jazz moderno, a condizione che a suonarlo siano musicisti eccellenti.

 

Suono - Daniele Camerlengo (ottobre 2014)

Portraits (Abeat 2013) 

Tuffarsi dentro il jazz, dentro una viscerale passione che ha saldato anime e vite di queste quattro sensibilità artistiche, per tirarne fuori ulteriore bellezza e lustrare con il proprio sentore emotivo composizioni ed interpreti poco battuti dalle maestranze del jazz contemporaneo. Una formazione fondata da storici luminari di questo linguaggio musicale che vede: Tino Tracanna al sax tenore e soprano, Massimo Colombo al piano e fender rhodes, Attilio Zanchi al contrabbasso e Tommaso Bradascio alla batteria. La saggezza e la grande ricerca, frutto di una vita pregna di vissuti jazz, ha fatto sì che questo primo capitolo fosse dedicato al genio musicale di Thelonious Monk, Wayne Shorter, Yusef Lateef, Steve Swallow e Carla Bley. Una rivisitazione dei brani fresca ed innovativa, abbandonando la concezione ingiallita del leader per dare libertà d’azione ad ogni singolarità creativa, convogliando il flusso sonoro, generato da una interazione vera e senza alcuna contraffazione, su di un unico binario, un’unica bolla di pensiero, rispettosa della tradizione e delle attuali macchinazioni improvvisative. I sassofoni di Tracanna riflettono il calore dell’emozione, alternando intimismo a profusioni estatiche, Massimo Colombo, con il suo pianismo, ha la capacità di simpatizzare e destabilizzare ogni quiete, colorando l’attimo di oscillanti attenzioni, Attilio Zanchi e Tommaso Bradascio con i loro costrutti ritmici, evidenziano le cadute e le elevazioni devastanti del fraseggio armonico-melodico. Ritratti preziosi a cui hanno concesso la compagnia di due brevissime tracce originali: Yangon di Colombo e Alba, di comune scrittura.